Leonardo da Vinci nei documenti dell'archivio di Stato di Mantova e la lettera ritrovata

Nell’aprile 2019, presso la sacrestia della SS.ma Trinità annessa all’Archivio di Stato di Mantova, si è tenuta la mostra documentaria dal titolo Leonardo da Vinci nei documenti dell’Archivio di Stato di Mantova. Nella ricorrenza dei 500 anni dalla morte, il Comune di Mantova, l’Archivio di Stato e l’Associazione Amici di Palazzo Te e dei Musei Mantovani, grazie ad una felice sinergia hanno voluto tributare un omaggio al genio del Rinascimento.

La mostra, fortemente voluta da Giovanni Pasetti consigliere delegato alla Cultura per il Comune di Mantova, ha visto esposti tutti i documenti ‘leonardeschi’ conservati presso questo Archivio di Stato. Si tratta di una ventina di carte che coprono un arco temporale tra il 1498 ed il 1506, cui si aggiungono una lettera del 1531 e uno stralcio dell’inventario dei beni della famiglia Gonzaga del 1627.

Nell’occasione è stato inoltre pubblicato un volume con studi, documenti e trascrizioni dal titolo Leonardo da Vinci nei documenti dell’Archivio di Stato di Mantova, per i tipi di Publi Paolini, a cura dello storico dell’arte Stefano L’Occaso, già direttore del Polo Museale Lombardo, con testi di Giovanni Pasetti, Stefano L’Occaso, Luisa Onesta Tamassia, Anna Casotto e Cecilia Tamagnini.

Com’è forse noto, Leonardo da Vinci, in fuga da Milano a seguito della caduta degli Sforza, soggiornò a Mantova per circa tre mesi, tra il dicembre 1499 ed il febbraio 1500, ospite dei marchesi Isabella d’Este e Francesco II Gonzaga: si fa risalire a quel breve arco di tempo l’abbozzo del ritratto di Isabella, oggi conservato al Louvre, che mai si tradusse in un dipinto compiuto.

Madonna dei fusiIl percorso espositivo si è snodato sostanzialmente attraverso il carteggio che la marchesa di Mantova intrattenne con il maestro nel tentativo di ottenere, inizialmente, il proprio ritratto, ed in seguito almeno un’opera, di qualunque soggetto, purché di sua mano. Isabella inviò direttamente a Leonardo tre lettere, cui egli non rispose mai personalmente, mentre una fitta rete di intermediari e corrispondenti permette di ricostruire non solo le opere di pittura e gli interessi del genio del Rinascimento in quegli anni, ma anche i suoi atteggiamenti. Tra questi emerge in particolare, in una lettera del 3 aprile 1501 del predicatore carmelitano Pietro da Novellara, che la sua vita è “varia e indeterminata forte, sichè pare vivere a giornata” e che predilige gli studi della geometria «impacientissimo al pennello».

Della stessa condizione esistenziale dà conto anche una seconda lettera dello stesso Pietro da Novellara, che è stata esposta per la prima volta alla mostra, dopo un felice recupero.

La missiva, datata 14 aprile 1501 e già facente parte dell’Archivio Gonzaga, fu presumibilmente trafugata in tempi molto remoti, tra il 1781 ed il 1869, per poi finire sul mercato antiquario. Di essa chi scrive ebbe notizia nel 2018, durante le riprese per un documentario effettuate da una troupe francese per conto del canale televisivo franco-tedesco ARTE.

L’anonimo possessore, attuale proprietario del dipinto noto come Madonna dei fusi attribuito a Leonardo, ha voluto generosamente restituire il documento alla sua sede naturale, a condizione di mantenere l’anonimato. Attraverso una rete di intermediari la lettera è stata fatta pervenire a Parigi, dove chi scrive si è recata a prelevarla tra il 20 ed il 22 marzo 2019.Il documento è riportato in fonti bibliografiche otto-novecentesche, ma è del tutto sconosciuto ad Alessandro Luzio nel 1888. Tuttavia nessun dubbio sussiste sull’appartenenza all’Archivio Gonzaga, dal momento che esso presenta, apposta nel margine superiore, la segnatura «E.XXVIII. n. 3» che identifica la corrispondenza proveniente da Firenze di “diversi”. Tali marcature archivistiche furono apposte sulla corrispondenza estera gonzaghesca entro il 31 ottobre 1781, nell’ambito dei lavori di riordino dell’Archivio Segreto di corte intrapresi a partire dal 1760. Un secondo indizio permette infine di ipotizzare che il documento sia stato distratto dall’Archivio Gonzaga in tempi assai remoti: infatti, nella indicizzazione analitica condotta sulla corrispondenza dagli Stati esteri dall’archivista Stefano Davari, attivo tra il 1869 ed il 1909, anno della morte, risulta censita solo la lettera di Pietro da Novellara datata 3 aprile 1501.

Nel testo di questa seconda lettera fortunosamente ritrovata il predicatore carmelitano informa Isabella di avere finalmente incontrato Leonardo «il merchordi scorso», e benchè «li suoi esperimenti mathematici l’hano distracto tanto dal dipingere, che non può patire el pennello», il maestro si mostra disponibile «al volere gratificare vostra excellentia per la humanità gli monstroe a Mantua». Si noti come questa frase renda esplicito il soggiorno di Leonardo sulle rive del Mincio e il debito di riconoscenza contrattovi per l’ospitalità. Il maestro promette dunque che «fornito c’egli havesse un quadretino che fa ad uno Roberteto favorito del re de Franza, farebbe subito el retrato e lo manderebbe a vostra excellentia». Il quadro di cui si fa menzione, accuratamente descritto nella missiva è, appunto, la cosiddetta Madonna dei fusi, commissionata da Florimond Robertet, potente segretario di Stato di Luigi XII, ed ora conservata in una collezione privata a New York.

Dunque, grazie alla sensibilità dell’anonimo possessore, che ha riconosciuto l’appartenenza del documento ad una istituzione pubblica quale l’Archivio di Stato di Mantova ed ha voluto  liberalmente sanare una situazione di illegittimità, una nuova significativa testimonianza si è aggiunta ai documenti su Leonardo da Vinci conservati presso questo Istituto.

 

Luisa Onesta Tamassia 

Direttore dell’Archivio di Stato di Mantova